Il vocabolario Treccani definisce l’attività introspettiva come Il procedimento di osservazione dei fatti di coscienza, onde il soggetto, riflettendo sulle sue esperienze, assume sé medesimo a oggetto di studio.
Il soggetto diventa oggetto di studio, noi stessi osserviamo noi stessi. L’essere umano inizia a farlo in modo particolare quando entra nell’età dell’adolescenza. E’ lì che inizia a domandarsi chi sono? E trovare la risposta non è affatto facile, un po’ perché fisiologicamente non lo è, ma anche, se non soprattutto, perché la società in cui siamo immersi non ci educa alla conoscenza di sè.
L’educazione alla relazione con se stessi è praticamente lasciata al caso…
Ora, se si pensa che da una buona relazione con se stessi, dipende il proprio benessere, la propria serenità e la propria felicità, direi che abbiamo costruito una società in cui benessere e serenità sono lasciati al caso… E d’altra parte, guardandosi un po’ attorno, non risulta difficile crederlo.
Non c’è da rallegrarsi, ma voglio essere fiduciosa: negli ultimi decenni l’attenzione alla cosiddetta crescita personale è aumentata notevolmente, anche se c’è ancora molto lavoro da fare. Penso che il tempo per la conoscenza di sé dovrebbe essere una cosa data per scontata, come prepararsi il pranzo o la cena e non riservata solo a situazioni particolarmente difficili.
Perché certamente, è importante avere un lavoro e denaro sufficiente a garantirsi la sicurezza materiale, come è importante svagarsi, divertirsi, andare in vacanza, togliersi delle soddisfazioni, ma è altrettanto importante conoscere a fondo la persona con cui trascorriamo assieme tutta la vita: noi stessi.
Perché conoscersi vuol dire imparare a rispettarsi e ad amarsi. Vuol dire scoprire i propri talenti, valorizzarli ed esprimerli, anziché metterli da parte. Vuol dire saper accogliere le proprie emozioni, anche quelle “negative” e non esserne vittime Vuol dire affrontare gli ostacoli della vita da una prospettiva di occasione di crescita anziché inesorabile sfortuna. Vuol dire fare scelte con maggior consapevolezza. In altri termini vuol dire imparare via via a vivere la propria vita in allineamento con ciò che si è e auto realizzarsi.
Facile? No, non lo è, soprattutto perché spesso non abbiamo strumenti per farlo, appunto. Chiudere gli occhi e guardare dentro anziché fuori, vuol dire tante volte trovarsi davanti ad un gomitolo intricato, complesso e contraddittorio di pensieri, emozioni, sensazioni, automatismi etc. che disorienta alquanto. Oggi però, per fortuna, l’offerta di modalità per intraprendere un percorso di crescita personale e conoscenza di sé è veramente ampia, c’è l’imbarazzo della scelta ed è possibile trovare la modalità più idonea alla propria natura. Credo sia anche un modo per contribuire nel proprio piccolo, alla creazione di un mondo migliore, perché, come dicono i saggi di tutti i tempi, se vuoi cambiare il mondo, inizia da te.
La tecnica di counseling che io utilizzo, il Voice Dialogue (Dialogo delle Voci), porta a scoprire e riconoscere le varie parti che ognuno di noi ha dentro e questo porta a sua volta, in modo naturale, a ricollegarsi ad immagini ed energie archetipiche, che possono essere rappresentate da personaggi fiabeschi, mitici o leggendari.
Rispetto all’importanza di avere una buona relazione con se stessi non posso non pensare ad Alice, la bambina che non ha avuto paura di saltare oltre lo specchio e di immergersi nel mondo ribaltato dell’anima, col suo linguaggio simbolico ed apparentemente illogico, dove incontra personaggi più o meno simpatici, che mi piace leggere come incontro con diversi aspetti di sè.
Alice dopo il suo sogno non è più la stessa, ha compreso molte cose preziose per la sua crescita e la sua vita, dall’importanza di sapere chi si è, all’importanza di sapere quello che si vuole, all’importanza di osare sognare l’impossibile e molto altro ancora…
Ecco, ognuno di noi ha in sé una piccola Alice ed ascoltarla, anziché metterla sempre (o quasi) a tacere, significa concedersi di esplorare e conoscere il paese delle meraviglie e fare verso se stessi (quindi anche verso il prossimo) un atto di grande responsabilità ed amorevolezza.
Grazie per citare la fonte in caso di utilizzo (©2019 Federica Vignoli – Counselor Voice Dialogue)